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Dio Patria E Famiglia — “Dio, Patria E Famiglia” È Un Ideale Fascista. La Sinistra Che Non Lo Combatte Non È Sinistra.

Al Congresso di Verona, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e attualmente impegnata nella costruzione di un nuovo polo di Centrodestra con Giovanni Toti e Raffaele Fitto, è apparsa più determinata e agguerrita che mai e, di fronte alla nutrita platea accorsa alla Conferenza Mondiale, ha sfoderato uno slogan storicamente noto: "Difenderemo Dio, Patria e Famiglia". La citazione ha attirato immediatamente gli strali dell'economista americano Alan Friedman che, su Twitter, ha attaccato la Meloni invitandola a vergognarsi per la citazione di uno slogan appartenente al fascismo. La deputata romana ha replicato quindi a stretto giro ricordando a Friedman che le parole "incriminate" sono in realtà di Giuseppe Mazzini e incalzando il suo interlocutore a studiare la Storia italiana. Ma ha davvero ragione la Meloni? Lo slogan "Dio, Patria e Famiglia" è realmente ascrivibile al Padre Nobile Giuseppe Mazzini? Per svelare l'arcano ci viene in aiuto Angelo Panebianco che, qualche anno fa sul Corriere, spiegava per filo e per segno l'origine della frase.

Dio e

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Marcello veneziani

Dio, patria e famiglia sono tramontati. Un declino graduale, lungo la modernità, accelerato nel Novecento, esploso nei nostri anni. Sono stati il fondamento ideale e morale, storico e pratico della vita umana e di ogni civiltà. Il crollo di un muro, due torri e tre principi sono alle origini della nostra epoca. Con il muro di Berlino cadde il comunismo, sorse l'Europa e dilagò la globalizzazione. Con le due Torri gemelle cadde la supremazia inviolata degli Stati Uniti e riemerse la storia dal fanatismo. Ma col declino di religione, patria e famiglia si spegne la civiltà e si ridisegna radicalmente la condizione umana. Di tale crisi di solito non ci diamo pensiero, ma ne scontiamo gli effetti ogni giorno. Ereditiamo il vuoto e la perdita di questi tre cardini con la stessa naturale passività con cui i nostri padri ereditarono la fede e la loro osservanza. In queste pagine Marcello Veneziani non esorta a barricarsi tra le rovine, fingendo che nulla sia accaduto, non coltiva illusioni. Ma cerca di capire i motivi della loro caduta, ne osserva l'assenza nel mondo presente, riflette su cosa ci siamo persi e cosa abbiamo guadagnato, cosa c'è al loro posto e da cosa oggi si può ripartire per rifondare la vita.

Anzi: prendere per il culo quel motto è antifascismo. Antifascismo fatto in modo romanesco, più o meno sgraziato ( de gustibus, io personalmente l'ho trovato molto simpatico) ma antifascismo. Chi urlava Dio patria e famiglia non era minimamente interessato al volere di Dio (che non penso abbia preso bene qualche milione di ebrei ridotti in cenere), non ha niente a vedere con i diritti delle donne (che anzi, sono maestosamente descritte nel volantino retrogrado leghista della provincia di Crotone, enciclopedia di quello che alcuni uomini vorrebbero che la donne fosse) e nemmeno con la Patria, che era il vessillo da sventolare per compiere atti abbietti e provare comunque a giustificarli (vi viene in mente il caso Salvini-Diciottti? Ecco, quello è niente). Chi urlava Dio patria e famiglia non era minimamente interessato al volere di Dio, non ha niente a vedere con i diritti delle donne e nemmeno con la Patria, che era il vessillo da sventolare per compiere atti abbietti e provare comunque a giustificarli O siamo un Paese con una pessima memoria storica oppure semplicemente qualcuno che sia davvero così facile prenderci in giro dando significato a parole che erano solo vessilli mandati a memoria per urlare la propria appartenenza.

Riducono l'uomo in poltiglia

In seguito alle polemiche, la senatrice Cirinnà ha scritto: " La mia critica non va né alla Chiesa, né alla Patria, né alla Famiglia. Con quella foto ho denunciato il riciclo di uno slogan fascista, criticando chi di quei tre concetti si fa scudo per creare un clima di discriminazione, oscurantismo e regressione culturale". E mai come oggi è necessaria una presa di posizione forte e decisa. Si pensi al fatto che Verona ospiterà a fine marzo il World Congress of Families, una manifestazione che attirerà diversi personaggi intolleranti omofobi e misogini, rappresentanti di organizzazioni Pro Life e gruppi di pressione anti-Lgbtq+. Un raduno che può vantare il patrocinio del governo della Repubblica italiana, tramite il Ministro della Famiglia Fontana – che ha più volte dimostrato di avere una visione medievale della famiglia. O ancora si pensi al volantino divulgato l'8 marzo dalla Lega Giovani di Crotone, in cui perfino in una giornata in cui si rivendicano diritti e libertà, si riconferma l'atteggiamento retrogrado del partito di Salvini nei confronti di queste istanze.

Il manifesto

Istituto Luce | Benito Mussolini, Giovanni Giuriati, Giovanni Marinelli ascoltano un discorso L'origine dello slogan Ma quando nasce esattamente lo slogan? Il giornalista Bruno Vespa, nel suo libro C'eravamo tanto amati, attribuisce la frase al gerarca fascista Giovanni Giuriati (Vespa sottolinea come nonostante le sue molte amanti il Duce ritenesse la famiglia essere sacra). Giuriati l'avrebbe coniata nel 1931, quando all'epoca era segretario del Partito nazionale fascista. Il motto ideato da Giuriati, così come appare nella rivista di propaganda Gioventù Fascista, pare essere stato semplicemente «Dio e Patria. Ogni altro affetto, ogni altro dovere vien dopo». Quindi, teoricamente, prima anche dell'affetto per la famiglia. Secondo questo credo, il suddito italiano si sarebbe dovuto annullare per il proprio Stato e per Dio. Una concezione totalitaria dell'identità, ritenuta però di gran valore pedagogico tanto da essere inclusa in un decalogo indirizzato ai giovani, accompagnato da richiami all'ordine, alla disciplina, all'ubbidienza e al sacrificio per la patria e per il Duce.

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