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Le preoccupazioni nascono, invece, per un altro composto, il PFOA, o acido perfluoroottanoico che viene usato talvolta per la produzione di PTFE e che si è visto avere un'alta persistenza nell'ambiente, in cui può rimanere per molto tempo andando poi ad accumularsi nell'organismo umano. Il PFOA non viene oggi quasi più utilizzato per la produzione di pentole antiaderenti ma in passato era molto usato per emulsionare la patina di PTFE. Non è obbligatorio indicare in etichetta la presenza di PFOA anche se alcune aziende scelgono di sottolinearne l'assenza. Il PFOA è usato invece ancora oggi per la produzione di altri materiali, come vernici, insetticidi e schiume antiincendio. Pertanto viene ancora liberato nell'ambiente. In realtà, diversi studi scientifici hanno valutato la tossicità del PFOA ma anche dei materiali utilizzati in sostituzione. Nel 2016, la IARC (l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), si è pronunciata in merito, inserendo il PFOA nel gruppo 2B, ossia tra le sostanze possibilmente cancerogene per l'uomo.
Il rivestimento ottenuto è dotato di proprietà antiaderenti inferiori a quelle dei rivestimenti tradizionali a base di perfluorocarburi (PFOA, PFOS, ecc. ) ed è improbabile effettuare una cottura a secco senza l'aggiunta di condimenti. Inoltre i rivestimenti "simil-ceramica" di natura vetrosa sembrano più fragili rispetto ad un rivestimento polimerico per cui, per preservare più a lungo le prestazioni delle pentole dei rivestimenti ceramici, si consiglia di ridurre i lavaggi in lavastoviglie. Se vuoi conoscere tutti i segreti delle pentole in commercio, scarica qui gratuitamente, iscrivendoti gratuitamente alla newsletter, la guida più completa, onesta e scientifica presente sul web! Dr PASQUALE CIOFFI